lunedì 7 settembre 2020

Col caldo in ufficio

Mi chiamo Tania, faccio la segretaria. La signora Silvia è il mio capo e, ai vertici, dell'azienda c'è il direttore generale, mister Scarfiotti. Lavoro nell'ufficio della signora Silvia dalle 9 di mattina fino alle 7 di sera per cui trascorro molto tempo accanto a lei. Al principio non mi dava molta confidenza ma poi, si sà, col tempo si finisce per conoscersi di più. Entrai decisamente nelle sue grazie al punto che una sera mi invitò a bere qualcosa insieme a lei in un locale raccontandomi praticamente tutta la sua vita. Da sposata era stata una gran porca dal momento che si era 'ripassata' praticamente tutti gli amici del marito, belli e brutti, prendendo, di conseguenza un'infinità di cazzi. Il coniuge, venuto a conoscenza delle reiterate corna subite, l'aveva giustamente mollata di colpo. Silvia, delusa, disse che, da quel momento, aveva chiuso con gli uomini. Questo racconto, unito al modo in cui mi guardava, mi fece intendere che evidentemente le sue priorità sessuali erano ormai cambiate. Non sono una novellina, nè una santarellina ma non avevo mai avuto esperienze con una donna matura. Non ero nuova al lesbo, questo si, ma solo con alcune ragazze della mia fascia d'età. In ufficio la sig.ra Silvia si comportava decisamente da stronza caricandomi di pratiche per cercare di far bella figura con il direttore. Arrivò la fine di luglio e tutti gli impiegati andarono in vacanza, tutti tranne Silvia. Eh già, lei non era tra le preferite di Scarfiotti che le impose di restare per evadere 'pratiche urgenti arretrate improcrastinabili'. A me Scarfiotti non disse nulla ma non me la sentì proprio di lasciarla da sola in ufficio col caldo e una montagna di lavoro da svolgere. Si sà che 'aver compagno al duol scema la pena', come si suol dire. E poi ero proprio curiosa di vedere cosa sarebbe successo nel momento in cui fossimo restate da sole. Ci guardammo negli occhi e capì che era giunto il momento che ci conoscessimo più a fondo. Ci spogliammo l'una davanti all'altra, senza pudore. Restammo in tacchi e lingerie. Io per l'occasione indossai anche le autoreggenti, nonostante il caldo. Silvia è proprio una bella donna, lo ammetto, nonostante le tette visibilmente rifatte. Le leccai i capezzoli, poi la figa con insistenza. Lei premeva sulla mia testa mentre la slinguazzavo tutta. La portai all'orgasmo in un baleno. Poi fu il mio turno di togliere le mutandine. Silvia leccava come un'assatanata, slinguazzò di brutto e mi fece mettere anche a pecorina per usare meglio la sua lingua nel buco del mio culo oltre che nella figa. Resistetti fin troppo a quegli stimoli prima di venirle placidamente in bocca. Alla signora un orgasmo non era bastato! Le aprì perbene le cosce e le slinguazzai con insistenza la fregna aiutandomi anche con le dita. Silvia era talmente eccitata che esplose in pochi minuti. Mi misi a cavalcioni sù di lei e lasciai che mi leccasse perbene la patata per giungere al mio secondo orgasmo. Le accennai al fatto che avremmo dovuto anche lavorare ma Silvia se ne infischiava e così continuammo quel gioco fino ad aver dolore alla vagina e al culo dopo aver raggiunto 7/8 orgasmi di fila ciascuna. Credo che quella permenenza in ufficio, in tempi normalmente di vacanza, fu per entrambe un'esperienza paradisiaca salvo i rimproveri inevitabili del direttore al suo rientro. Quando Scarfiotti tornò, rivolgendosi ad entrambe, ammonì:"Ma come! Eravate in due e sono state completate appena 20 pratiche su 100? Lavative!" e poi andò via sbattendo la porta. Silvia sorrise, affermò:"Che si fotta!" e mi baciò languidamente in bocca.


















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