mercoledì 27 dicembre 2017

Seduzione fatale via web

Mi chiamo Mike. Con il ruolo importante di capo designer, all'interno di un'azienda di progettazione, non potevo certo lamentarmi. Inoltre non mi mancava il sesso. Le belle e disinibite segretarie d'ufficio erano infatti molto disponibili. Soldi e donne dunque: cosa chiedere di più? Eppure mi mancava qualcosa. Le belle e provocanti colleghe andavano bene per qualche scopata al volo ma nulla più, non certo per una relazione ben definita, coinvolgente ed appagante sotto ogni aspetto. E così, insoddisfatto, iniziai a chattare utilizzando un sito di incontri in cerca di una donna diversa dalle solite. Fu proprio in questo modo, e in questo contesto, che conobbi una persona con nickname "Eva". La chat mi prese tanto, mi assorbì totalmente dal momento che, la persona anonima con cui chattavo, sembrava fatta apposta per me: interessi e hobby comuni, feeling caratteriale, attrazione erotica. Per molto tempo non si parlò mai di incontri, forse per non spezzare quella magia che si era creata. Una sorta di relazione virtuale stava prendendo decisamente piede. Poi, dopo alcuni mesi, "Eva" si sbilanciò. Cominciò a dire che certe belle cose avremmo potuto viverle di persona, da vicino, non stando seduti dietro un computer. Essendo stato stregato dai modi ammalianti di questo "soggetto cibernetico", accettai con entusiasmo l'invito convinto di incontrare una sensuale lei. L'appuntamento mi fu dato di notte, in una villa fuori città un pò inquietante in pieno stile film horror, per intenderci. Provai un pò di paura avvicinandomi al cancello ma mi feci coraggio e bussai al nominativo sul citofono che mi era stato dato. Non rispose nessuno ma il cancello si aprì elettronicamente ed io entrai. Percorsi il viale e bussai finalmente alla porta. Anche qui stessa situazione: la porta si aprì e dietro non c'era nessuno. Incuriosito la richiusi dietro di me ed entrai dentro. L'ambiente era decisamente buio, illuminato a malapena da alcune candele sparse qui e lì. Ad un tratto udì una voce femminile dai toni sensuali sentenziare queste parole:"Benvenuto caro, entra pure nella stanza alla tua destra". L'atmosfera mi spaventava ma la curiosità prevalse. Aprì la porta ed entrai in uno stanzone buio. Non si vedeva praticamente nulla. Fui tentato di uscire da lì ma la porta si chiuse automaticamente senza che potessi farlo. Dopo alcuni minuti sentì delle mani accarezzare il mio corpo. Chiesi:"Eva, sei tu?", e aggiunsi:"Guarda che se è uno scherzo non è affatto divertente!". Ma quelle mani erano forti, decise, mi spogliarono in men che non si dica. Con il jeans praticamente calato sentì una lingua calda leccare la mia intimità anale. Provai piacere, lo ammetto, e affermai:"Eva, sei davvero disinibita come immaginavo". Ma la sensazione di vivere un'avventura erotica con una sconosciuta finì di colpo raggelata dalle parole autoritarie di un uomo:"Eva non esiste, sono un uomo e sono omosessuale attivo, ti conoscevo di vista, mi piaci e morivo dalla voglia di scoparti". Sconvolto e preoccupato iniziai a farfugliare qualcosa, tipo:"Ma che diavolo sta succedendo? La prego accenda la luce, ci dev'essere un equivoco". Ma non ebbi sufficiente modo di agire dal momento che lui, tenendomi saldamente per i fianchi, mi sbattè il suo cazzone durissimo nel culo! Avrei voluto morire, mi sentì davvero male. Avevo sempre scopato donne in vita mia. Mi sentì coinvolto in una situazione surreale. Ma il mio "Stalker" non si fermava, continuava a pompare con decisione nel mio culo raccontando dettagli, spiegò:"Sò tutto di te, conosco ad una ad una le colleghe che ti sei scopato, sei un porco, un puttaniere da strapazzo. Ma nessuna di quelle troiette ti potrà mai amare come me, ricordalo...". Da questa frase intuì che si trattava probabilmente di una persona vicina al mio ambiente di lavoro, magari qualche impiegato di un ufficio presente nello stesso stabile dell'azienda. Ma smisi di ragionare perchè i suoi modi duri e dominanti si mescolarono ad una torbida dolcezza che cominciò a coinvolgermi. Ormai quel tarello nel culo faceva sempre meno male e aveva lasciato decisamente spazio al piacere. Si, lo ammetto, iniziai a godere di brutto a prenderlo nel culo e lui se ne rese prefettamente conto. Stare nelle mani di uno sconosciuto che abusava del mio corpo senza esitazioni mi mandò letteralmente in estasi. Mi girò in tutte le posizioni, mi chiavò a piacimento. Al culmine dell'estenuante e prolungata scopata scaricò tutto il piacere dentro di me: un flusso caldo e copioso di sperma mi inondò totalmente il sedere al punto che lo sentì scorrere fin dentro il corpo. Provai un'estasi profonda mentre lui me lo menava. Schizzai a mia volta a fiume mentre quel gran porco, soddisfatto e compiaciuto, mi leccava libidinosamente un orecchio. Poco dopo aver assaporato l'orgasmo mi ritrovai da solo. La porta si aprì, le luci finalmente si accesero ma lui non c'era più, era sparito nel nulla. Mi rivestì, apprestandomi a uscire dalla villa. Poco prima di lasciare quell'abitazione tetra, sentì la sua voce sentenziare:"Finalmente grazie a me hai conosciuto la tua vera strada, quella dell'amore inebriante. Le sgualdrinelle che frequenti non ti daranno mai tutto ciò, tienilo ben a mente. Ti troverò io, stà tranquillo, ci incontreremo ancora io e te...". Lasciai la villa, entrai in auto e scappai via assorto tra i pensieri in uno stato d'animo combattuto, mezzo eccitato, mezzo impaurito dalla situazione. Di cosa potevo lamentarmi? Volevo una relazione appagante e l'avevo appena trovata. In realtà la immaginavo con una donna, non certo con un uomo, ma in fin dei conti sono dettagli, non vi pare?

Dapprima era la figa...

domenica 24 dicembre 2017

Ammucchiata a sette

Mi chiamo Sabrina. Alcuni anni fa io e la mia migliore amica, Miranda, conoscemmo in discoteca un gruppo di 5 ragazzi. Ci aggregammo a loro formando così una comitiva di sette persone. Di solito ci incontravamo il sabato e andavamo al cinema e poi a mangiare la pizza o il panino, oppure in discoteca. In realtà facevamo solo questo e, in sostanza, nessuno dei ragazzi ci aveva mai provato con me o con Miranda. Tutto dunque molto tranquillo, apparentemente. Ma un sabato primaverile uno dei ragazzi, Manuel, mi contattò telefonicamente e propose:"Perchè oggi, invece di uscire di sera, tu e la tua amica non venite da me di pomeriggio? Così guardiamo un film in DVD e beviamo qualcosa tutti insieme...". Riposi:"Certo, perchè no, e lo comunicai a Miranda". I drink resero tutti un pò più euforici del normale finchè Giorgio, tra il serio e lo scherzo, propose un'ammucchiata. Se fosse andata come la immaginavo ci saremmo ritrovate in due femmine "contro" 5 uomini e sarebbe stata dura tenere a bada i loro bollori. Ma le cose preserò tutt'altra piega. Tutti i maschietti volevano che io e lei ci baciassimo. Si sà che queste complicità tra donne eccitano gli uomini. Non mi fu difficile, spinta dall'alcol e da un pò di eccitazione, baciare in bocca la mia bella amica. Ma non mi accorsi che, nel frattempo, anche due ragazzi, Piero e Sergio, stavano facendo lo stesso! Quando vidi Sergio succhiare senza pudore il cazzo duro di Battista, restai a dir poco sorpresa. Intanto Manuel limonava con Miranda. In quel giorno folle passammo da amici a scopamici e, per di più, i ragazzi se la intendevano tra loro! Il mistero fu svelato quando Piero confessò che, solitamente, dopo le nostre innocenti uscite, ossia dopo aver accompagnato noi donne a casa, i ragazzi si riunivano a casa di Manuel per fare sesso gay di gruppo. Tutto divenne improvvisamente chiaro di colpo: i nostri amichetti stavano in buona parte sull'altra sponda e noi eravamo state ignare di ciò, fino a quel momento. Non essendo due santarelline, io e Miranda ci adattammo piuttosto bene a quella insolita situazione in cui i cazzi duri entravano non solo nella fica ma, spesso e volentieri, anche nel culo accogliente di altri maschi in una girandola di sesso e piacere trasgressivo come non mai. A ritmo di chiavate, omosessuali e non, godemmo tutti appassionatamente. Gli schizzi dei 5 uomini furono così copiosi da inebriare la stanza di un'odore intensissimo di sperma. Godetevi i dettagli di questa storia ammirando le foto sottostanti. Inutile dire che, quando Manuel mi dice:"Oggi vediamo un film da me?" so già come và a finire...                       


venerdì 22 dicembre 2017

Calde pratiche d'ufficio

Il capo è fuori città per partecipare ad una riunione importante e i tre dipendenti, rimasti soli in ufficio, trovano il modo di passare piacevolmente il tempo tra una pratica di lavoro e l'altra. La bella segretaria perversa, monella istigatrice, incita uno dei colleghi, bisessuale, a coinvolgere l'altro (presunto etero). Ne vien fuori un bel gioco trasgressivo di gruppo dove i maschi scopano con la complicità di lei: guardare per credere e godere!!!
 
gay blowjob

lunedì 18 dicembre 2017

La mia migliore amica lesbica

Mi chiamo Laura. Premetto che precedentemente ero una etero convinta. Marinella, la mia cara amichetta, mi ripeteva ogni giorno quanto fossi carina e sexy. Una sorta di corte saffica patinata a cui ero ormai quasi abituata. Complimenti dolci, leggeri, delicati, che non avevano mai pregiudicato la nostra bella amicizia. Ma venne il giorno della svolta in cui Marinella decise di sbilanciarsi, di compiere il grande passo, per così dire. Disse di essersi innamorata, sembrava impaziente di parlarmi, nonostante la presenza in casa di mio zio Oreste. Ci sedemmo in soggiorno accanto al tavolo. Inizialmente pensai che si trattasse di una cotta per un ragazzo, che lei finalmente aveva ripreso la via normale. Ma quando la vidi inoltrarsi sotto il tavolo, palpandomi languidamente le cosce, capìì che voleva me! Dalle gambe passò rapidamente ad afferrare le tettone con decisione, poi mi tolse il pantaloncino jeans, le mutandine e si fiondò con la lingua sulla mia fregna!!! Bhè, non sono di legno ragazzi! Mi fece godere un sacco e venire intensamente la maialina. Persi il controllo, lo ammetto! Con forza strappai i suoi di pantaloncini e le slinguazzai la fregna con ardore, proprio come lei aveva appena fatto con me. Un bacio saffico appassionato prolungato scambiato sotto il tavolo pose fine alla nostra amicizia trasformandola in qualcosa di molto più coinvolgente e trasgressivo. Finimmo a lesbicare spudoratamente coinvolte da un bollente 69. Lei stava sopra ed io sotto. La tenevo saldamente per le natiche slinguazzandole la fica senza tregua. Ad un tratto la mia amica, al culmine dell'eccitazione, non ebbe più la forza di leccare, si alzò un pò, inarcò la schiena lasciando che la portassi all'amplesso. La sua fica, in preda al piacere profondo, iniziò a sbrodolare all'impazzata ed io bevvi con avidità i suo caldi liquidi profumati. Marinella ebbe un orgasmo intensissimo, sentì il suo corpo fremere tra le mie mani per interminabili minuti. In quel momento mi resi conto che la sensazione di piacere inebriante che si prova nel far godere qualcuno è davvero impagabile, uomo o donna che sia. E per questo da allora diventai divinamente bisex.           


Scampagnata saffica

Mi chiamo Alessia, sono una ex studentessa. In quel periodo avevo difficoltà a trovare ragazzi e di conseguenza a scopare. Ecco perchè, a un certo punto, decisi di acquistare un dildo su internet per dar sfogo ai bollori della passera. Naturalmente ne facevo uso quando restavo da sola a casa. Un soluzione non male quella di un cazzo finto, ma pur sempre limitata. Il contatto con un altro corpo mi mancava decisamente. L'occasione hot arrivò in modo del tutto insolito ed inaspettato. Non avevo molte amicizie a parte Giuliana, una ragazza conosciuta al call center. Non si può dire che fossimo esattamente amiche, più qualcosa come conoscenti, dato che di solito prendevamo insieme il caffè al bar scambiando quattro chiacchiere. I discorsi vertevano sempre sul lavoro e sulle difficoltà di trovarne di nuovi. Restai sorpresa quando un venerdì, a fine lavoro, mi propose di uscire insieme il giorno dopo, ovvero il sabato. Ci tenni subito a chiarire di non voler andare in qualche locale ma lei mi tranuillizzò affermando:"Tranquilla, non usciamo di sera, ma di giorno. Una passeggiata con scampagnata ti farebbe piacere?". Risposi di si. Mi venne a prendere in auto nella tarda mattinata. Ci spostammo in delle zone di campagna un pò isolate e degradate. Le chiesi se fosse pratica di quelle strade e lei rispose di si. A un certo punto l'auto ebbe un guasto meccanico e rimanemmo a piedi. Compresi perfettamente che ci eravamo perse e per giunta senza più mezzo di locomozione a disposizione. Ma quel luogo abbandonato mi ispirava. Per scherzare tirai fuori il dildo e Giuliana mi diede della disperata. Mi disse chiaramente che lei scopava con i ragazzi, a differenza di me. Ma Giuliana era piena di sorprese. Disse che infondo non era stato male perdersi, che avremmo potuto divertirici e poi sollevò la maglietta e iniziò a palparmi le tette. A quel punto compresi che voleva farlo tra donne, che probabilmente lei era già esperta di certe situazioni. Non avevo mai pensato al sesso se non tra un ragazzo e una ragazza ma in quel momento mi sentì intrigata e attratta da lei e dal suo modo di fare. Scoprì anch'io la sua maglietta e ci baciammo. Ero un pò a disagio con un corpo femminile ma fu lei a condurre il gioco. Dopo avermi tolto pantaloncino jeans e mutandine iniziò ad accarezzarmi dolcemente la passera. Prima che potessi ragionare di più mi leccò tra le cosce accendendo al massimo la mia eccitazione. Presi il dildo e lo misi nella passera per mostrarle ciò che facevo da sola. Lei sorrise, si spogliò completamente e lo stesos feci io. Ci baciammo ancora e poi lei mi disse che lì, in quelle zone isolate, andavano a scopare le puttane con i clienti. Percepì visibilmente che ciò la eccitava di brutto e onestamente la cosa intrigava anche me. Incrociò le sue gambe con le mie in modo che le passere si toccassero (quel che viene chiamato la forbice). Dettava lei i movimenti e lo fece così bene da procurarmi un orgasmo intensissimo. Ero così ispirata e infoiata che le dissi di mettersi a pecorina. In tal modo le piazzai il dildo nella fregna muovendolo con foga avanti e indietro per il sublime gusto di vederla e sentirla venire. E così anche Giuliana raggiunse il piacere. Soddisfatte dell'esperienza pensammo che sarebbe stato bello rifarla. Ma prese dalla goduria avevamo perso di vista la realtà: come tornare a casa da quella situazione? Bhè, alla fine due ragazze carine trovano sempre il modo di ottenere un passaggio da qualche passante gentile. Il camionista prestante che ci prese a bordo ci riaccompagnò in città ma prima si tolse lo sfizio di castigarci entrambe nel retro del veicolo e naturalmente non si accontentò solo della fica, eh no! Ci sfondò pure il culetto!!! Dalla scampagnata saffica all'inculata sul camion con ritorno a casa sane (quasi) e salve: che giornata movimentata!!!                       


lunedì 11 dicembre 2017

Compagne di cella

Mi chiamo Miriam. Tra le pagine non proprio esaltanti della mia vita ci sono da menzionare quelle in cui agivo da ladruncola. Mi credevo furba, scaltra ma poi, un giorno, durante un tentativo di rapina in banca, la polizia arrestò sia me che i miei complici. E così finì in cella, in attesa del processo. Fu li che conobbi Gisella. Ci piazzarono nella stessa cella. I primi tempi facevamo fatica a socializzare io e lei, si può dire che non parlavamo quasi. Ma poi la noia, la solitudine, quel misto di emozioni che possono attraversare la mente di una persona rinchiusa in quattro mura, fecero si che tra di noi iniziasse un dialogo. A volte parlare è importante, specie quando lo scorrere della giornata è scandito, in maniera monotona, unicamente da: mangiare, bere, dormire, defecare e urinare. Gisella l'aveva combinata grossa: una questione di gelosia. Accecata dalla gelosia e dall'alcol aveva picchiato con rabbia fino allo sfinimento la sua diretta rivale in amore mandandola tragicamente in coma. La sua unica speranza per "addolcire" le accuse contro di lei sarebbe stata l'uscita dal coma di quella donna. Ad ogni modo le giornate in cella possono durare un'eternità, specie se la noia prende drammaticamente il sopravvento. Fu lei ad avvicinarsi a me epr prima, accennando un dialogo ed io le detti corda. Gira e rigira eravamo entrambe in astinenza di sesso. In passato avevo avuto qualche esperienza saffica, Gisella invece no. Quando azzardai l'approccio palpandole le tette da dietro, sopra il reggiseno, sembrò cadere dalle nuvole. Mi disse di non essere preparata a queste cose, non avendo mai considerato i rapporti erotici tra donne. Ciò mi stuzzicò ancor di più: non male una vergine del sesso lesbo. Le misi le tettone in bocca e lei, incuriosita, mi leccò i capezzoli. Approfittai dell'atmosfera di eccitazione per slinguazzarle la passera. Gisella, ormai coinvolta, ricambiò il gesto mostrando abilità naturali di leccatrice tutt'altro che da novizia. E così la lasciai proseguire finendo addirittura avvinghiata con le mani alle sbarre della cella, a cosce aperte a cavalcioni sulla sua bocca mentre lei si sditalinava. Non potevo certo resistere a lungo a quelle deliziose slinguazzate per cui, alla fine, mi sbrodolai raggiungendo un favoloso orgasmo. Anche Gisella stava lì lì per esplodere: la slinguazzai con gusto mentre se ne stava all'impiedi appoggiata con la schiena alle fredde mattonelle della cella. E così Gisella raggiunse l'amplesso che percepì essere dolce, intenso, estasiante! Mentre lo stava ancora assaporando ad occhi chiusi mi misi sopra di lei baciandole il viso. Mi adagiai sù di lei dolcemente e così le mie tette sulle sue al termine di quella lesbicata pazzesca. Ci addormentammo abbracciate sfinite dal godimento e dormimmo divinamente. Dopo quella volta il soggiorno, e soprattutto le notti, rinchiuse in cella, furono decisamente più piacevoli...


mercoledì 6 dicembre 2017

Dai pregiudizi al piacere il confine è breve

Mi chiamo Marika. Io e Gustavo ci conosciamo ormai da molto tempo, lui è il mio miglior amico. Con amico intendo amico vero, non scopamico. Eh già, semplicemente perchè lui è gay. Le donne non lo hanno mai incuriosito più di tanto, me compresa, anche se penso di essere una bella gnocca, modestia a parte. Incontrai il mio attuale ragazzo, Marco, solo anni dopo aver conosciuto Gustavo. Inizialmente Marco era geloso di Gustavo, della nostra complicità, finchè piano piano gli spiegai che il mio caro amico è omosessuale. Ma dopo fu anche peggio. Marco era un etero convinto con pregiudizi nei confronti dei gay. Gustavo, dal canto suo, avvertiva la repulsione da parte del mio boyfriend. Non fu possibile organizzare nemmeno una pizza in tre dato il clima tutt'altro che sereno che aleggiava. Questa situazione di gelo a distanza durò a lungo finchè, un giorno, decisi che sarebbe stato meglio combinare un incontro tra i due. La mia intenzione iniziale era quella di mostrare a Marco che persona carina fosse Gustavo. A volte nella vita accade l'imponderabile. Bastarano solo pochi minuti affinchè tra i due si instaurasse un'atmosfera tutt'altro che bellica. Ce ne stavamo tutti e tre comodamente seduti sul divano a chiacchierare. Dapprima Marco spiegò il suo punto di vista omofobo a Gustavo. Il mio amico gli rispose giustamente che non si può essere prevenuti su qualcosa se prima non si prova. Da una parola all'altra, non sò nemmeno io esattamente come, ci fu una svolta del tutto inattesa. Forse fu la discussione appassionata, non saprei, fatto stà che i due iniziarono a limonare di brutto proprio sotto i miei occhi. Naturalmente pensai che stavo sognando, invece era tutto dannatamente reale! A quel punto compresi perfettamente che la situazione avrebbe preso una certa piega, specie se io fossi stata loro complice, e naturalmente decisi di esserlo. Dopo quei baci i loro cazzi erano palesemente in erezione... Mi bastò smanettarli un pò per rendermene conto, mentre loro continuavano spudoratamente a limonare. In men che non si dica Gustavo si ritrovò a pecorina con il cazzo di Marco piantato nel culo! Sdraiata comodamente sul divano a cosce aperte, ne approfittai per farmela leccare da Gustavo (direte voi ma non era gay? Bhè con un cazzo indietro, è più facile giocare con una donna). La trombata proseguì: Marco sfondò il culo di Gustavo a candela mentre io lo sbocchinavo. A quel maialino del mio ragazzo venne voglia di guardarmi con Gustavo e così quest'ultimo provò l'ebrezza di infilarlo nella fica a candela. Non vi sò dire esattamente quanto gli piacesse, ma di sicuro di più, con il cazzo di Marco nella bocca. Quest'ultimo mi dette una ripassatina nella fica a missionaria mentre Gustavo se lo menava osservando la scena. Il finale fu davvero torbido ed eccitante: Marco, prossimo a godere, sfilò il cazzo dalla vagina e spruzzò tutto il seme in faccia al mio amico mentre io raggiungevo e assaporavo l'orgasmo intensissimo via ditalino! Quasi contemporaneamente anche Gustavo, aumentando il ritmo della sega, eiaculò copiosamente... Fu un pomeriggio fantastico di goduria trasgressiva a tre, una situazione davvero bollente che mai avrei immaginato potesse accadere. Naturalmente dopo quella volta le tensioni finirono del tutto. Ora le cose sono molto diverse. Non solo andiamo a mangiare spesso la pizza tutti e tre, ma dopo ci godiamo pure il dessert, e non parlo certo di dolci...                   


venerdì 1 dicembre 2017

Le voglie saffiche della dottoressa

Il mio nome è Manuela, sono una dottoressa. Sono stata sposata con Vincenzo per molti anni. Ero felice con lui, facevamo delle belle scopate. Poi però un giorno, all'improvviso, si rivelò freddo nei miei riguardi. Da speciale diventai normale, poco appetibile, e tutto ciò a causa di una troietta dell'est più bella e giovane di me con cui scappò via. Che doccia fredda dopo 10 anni di matrimonio! Tuttavia si sà, la vita non è una linea continua e liscia, ma piena di ostacoli, imprevisti e quant'altro. Ad ogni modo, a seguito delle corna, cominciai a prendere le distanze dagli uomini. La ferita era troppo profonda, bruciava tanto. Per un periodo non volli più saperne di maschi e nemmeno di sesso. Ma poi ci fu una svolta inattesa, un cambiamento radicale nella mia vita. Qualcuno a questo punto penserà: "Trovasti l'uomo giusto per caso?". Eh no! Niente di tutto ciò! Fu proprio il lavoro ad ispirarmi d'improvviso una soluzione inattesa, ed al tempo stesso altamente trasgressiva. Da dottoressa sono abituata ad osservare i corpi nudi dei pazienti, sia uomini che donne. Ma gli uomini, come detto, erano per me diventati un capitolo chiuso. E dunque, come si suol dire, se non è zuppa è pan bagnato. Cominciai a guardare le mie pazienti con occhi diversi, non più solo quelli del medico. In particolare, individuai in Simona, una ragazza molto carina, il soggetto adatto per iniziare le mie trasgressioni al femminile. Simona è una paurosa per natura, specie sulle malattie. Combinazione fortuita volle che d'improvviso accusò dei dolorini nella zona del seno e, intimorita, venne da me a visita. La feci spogliare e stendere sul lettino. Palpandola avvertì subito brividi di piacere. Compresi subito che non aveva nulla di serio se non qualche dolore muscolare passeggero. Impiegai un pò per rassicurarla. Poi, vedendola più tranquilla, tolsi il camice davanti a lei. Non portavo nemmeno le mutandine per cui il suo sguardo incrociò direttamente il mio corpo nudo con tanto di tettone e figa con striscetta in bella vista. Naturalmente rimase turbata dal mio gesto. Ma io rincarai la dose chiedendole se non le piacesse ciò che aveva visto. Lei balbettò un pò, poi disse che la imbarazzava un pò trovarsi nuda vicino ad un'altra donna nuda. Convinta di portare avanti il piano seduttorio mi avvicinai a lei. Con disinvoltura salì a cavalcioni sul lettino e la incitai, con dolcezza e fermezza, a leccarmi la figa. Gliela piazzai praticamente in bocca. Simona cedette ed io sollazzai di piacere sentendo la sua lingua calda battere sul mio clitoride voglioso. Poi mi spostai, le allargai bene le cosce e la slinguazzai a mia volta. A quel punto il ghiaccio era stato rotto. La coinvolsi in una forbice, una strofinata mozzafiato tra fiche. Quella frugata portò l'eccitazione di entrambe a mille. Continuammo con un ditalino, ognuna per conto proprio, guardandoci negli occhi. Ero così eccitata che venni intensamente. Lei, invece, non aveva ancora goduto completamente. E così le infilai tre dita nella fica e cominciai a smenazzarla senza pietà per il gusto di vederla raggiungere l'orgasmo. Simona godeva come una matta e mi guardava con la bocca aperta. A un tratto la sua fica cominciò a spruzzare liquido a fiume in preda a uno squirting da paura che inondò il lettino delle visite. Dopo gli amplessi rimisi il camice e Simona si rivestì. Le sorrisi dicendo:"Tranquilla sei sana come un pesce..." e aggiunsi maliziosa:"...però vieni a trovarmi quando vuoi, sai le precauzioni non sono mai troppe, meglio sempre controllare di tanto in tanto...". Simona sorrise e rispose:"Visto che ci siamo conosciute a fondo posso darti del tu?" e io: "certo cara... dimmi pure..." e lei:"Dottoressa Manuela sei proprio una grandissima zoccolona!", le risposi: "Certo!" e la limonai un pò prima che se ne andasse...