martedì 23 gennaio 2024

Uno sposo non all'altezza

Mi chiamo Enrico. E' proprio vero che l'amore, a volte, è una pura illusione. Conobbi Diana alla fermata del bus. Come si fa a non notare una moretta così sexy? Cercai subito di approcciare e lei si dimostrò cordiale e simpatica. Il fidanzamento che ne seguì fu quasi naturale anche se non immaginavo minimamente che i suoi genitori fossero all'antica, soprattutto il padre, Ariosto. Pretesero che io e Diana non dormissimo insieme prima del matrimonio. Ci limitavamo ai baci, nulla di più. Tutte le situazioni presentano risvolti positivi e negativi, come si suol dire, la medaglia ha sempre due facce. L'astinenza sessuale mi permise di continuare il rapporto con lei nascondendole il problemino che ho tra le gambe. Insomma, in poche parole, ho il cazzo piccolo. Non riuscivo proprio a confidarglielo, essenzialmente per due motivi: primo, perchè non volevo che i lasciasse e secondo per la troppa vergogna. La relazione andò avanti con bacetti, come due quindicenni. Io, di tanto in tanto, mi segavo e lei, di sicuro, si masturbava. Quando arrivò il fatidico giorno del matrimonio, lei non stava più nella pelle e nemmeno io, idiota, che, preso dall'euforia, pensavo che il mio misero pisellino potesse farla godere. In ogni caso, ero troppo innamorato per non sperarci quantomeno. L'ebrezza durò lo spazio di pochi minuti, il tempo di spogliarla, nella camera dell'hotel. Quando tolsi i vestiti e le presentai il mio uccellino, Diana cambiò di colpo espressione. La sua gioia per il lieto evento, si trasformò, nel giro di pochi secondi, in totale rabbia mista a frustrazione. Il suo sguardo glaciale mi fulminò e fioccarono, ovviamente, le offese. Ma si, che coglione che fui, infondo: come speravo di soddisfare una donna focosa del genere senza "l'attrezzo" necessario? La soluzione, decisamente umiliante, la trovò lei e subito! Aveva notato un cameriere di colore prestante, durante il pranzo matrimoniale e mi ordinò di andarlo a cercare. L'uomo si chiamava Thomas e subito accorse in camera nostra. Capita la problematica, si spogliò immediatamente per soddisfare gli "appetiti" impellenti della mia signora. Diana tornò a sorridere, osservando la sbarra paurosa di quell'uomo. La imboccò, senza vergogna, dinanzi a me che, da gran cornuto, mi limitai ad osservarli accennando una sega da sfigato patentato. Lui le leccò dapprima la figa con cura e poi la castigò di brutto. Cos'altro potevo fare, se non praticare l'autoerotismo, mentre quell'uomo dotato si sbatteva Diana di gran carriera. Le fece sentire dentro la passera tutta l'alabarda, la fece letteralmente impazzire, urlare di piacere come mai io sarei potuto riuscire. La sfondò a missionaria e pure a pecorina. La mise perfino sopra di se, a cavalcioni in modo che lei andasse sù e giù come in una infernale giostra della lussuria sfrenata. Quando la prese per i fianchi per darle l'ultima ripassata, mi resi conto che l'orologio segnava addirittura le 5 del mattino. Diana continuava a venire a raffica, sedotta ampiamente da quella mazza poderosa. Affermò di aver raggiunto almeno 5 orgasmi quella notte. Thomas, dopo aver accuratamente schizzato la figa di Diana mi suggerì di osservarla attentamente. Guardai e mi sentì umiliato e cornuto fino all'inverosimile. Thomas, per i suoi impegni lavorativi, non poteva seguirci in Luna di Miele ma vi assicuro che Diana trovò, anche lì, adeguate verghe pronte a soddisfare i suoi desideri. E io? Bhè a me toccò sempre il ruolo di guardone cornuto e segaiolo...            

fica





 
Ops, ci vuole un altro arnese per la signora...














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