venerdì 20 gennaio 2017

La terapia con Amalia

Mi chiamo Valeria, faccio la psicologa. In realtà non sono arrivata ad essere tale per vocazione. Non mi andava troppo di studiare ma i miei genitori volevano a tutti i costi che diventassi un medico e così risolsi il problema grazie al fisico prorompente. Superai tutti gli ostacoli della laurea dispensando bocchini e dando fica e culo ai professori per superare agevolmente i vari esami e la tesi. Successivamente agì nella stessa maniera con la commissione della specializzazione. Sei una raccomandata del cazzo dunque, penserete voi. Si, più o meno, ma dopo devo ammettere di aver trovato interesse in ciò che faccio. La natura umana è così intrigante, imprevedibile, piena di sorprese. Violando il segreto professionale, ricordo ad esempio con piacere la storia di una donna di nome Amalia. Alcuni anni fa Amalia era in terapia presso di me. Lei era una donna mora oltre la cinquantina e mostrava il fascino di una bellezza non ancor del tutto sfiorita. Quello di Amalia era il classico profilo di una donna delusa dalla vita. Il marito l'aveva lasciata per mettersi con una più giovane di lei di 20 anni. E questa era stata la prima pesante delusione patita dalla povera Amalia. Era frustrata, depressa. Le prescrivevo dei tranquillanti per andare avanti, diciamo così. Ma un episodio bollente l'avrebbe scossa nuovamente. Amalia aveva cresciuto praticamente da sola il figlio Luigi. Già nei primi mesi di sedute mi aveva parlato delle timidezze del figliolo e delle sue insicurezze verso le ragazze. L'avevo più volte tranquillizzata dicendole che si sarebbe sbloccato. Ma a un certo punto arrivò la doccia gelata o bollente, a secondo dei punti di vista. Quella seduta la ricordo come se fosse accaduta ieri. Amalia aveva un'aria diversa dal solito. Colsi subito la preoccupazione sul suo volto, compresi che aveva qualcosa da dirmi, da buttare fuori, qualcosa che le rodeva dentro. In lei colsi anche una vena di perversa eccitazione, il tutto mi incuriosì enormemente. Amalia non riusciva a vuotare il sacco ma io cercai di metterla a proprio agio. Iniziò a parlare del figlio. Credeva che quest'ultimo stesse studiando con il compagno di classe e invece lo aveva sorpreso a fare sesso con quest'ultimo. Amalia aveva udito dei gemiti e aveva spiato dal buco della serratura e aveva scorto uno spettacolo che per una madre può essere agghiacciante. L'amico, un ragazzo di nome Jerry, spompinò Luigi e poi se lo fece mettere nel culo! Amalia aveva assistito in silenzio a tutta la scopata fino ad udire l'orgasmo dei due giovani e osservare lo sperma colare dal culo, ampiamente trapanato, di Jerry. Insomma la madre aveva visto il figlio fare l'uomo, ma non con le donne, bensì con un suo coetaneo. Questa situazione l'aveva sconvolta. La donna non vedeva l'ora di liberarsi di questo peso che portava dentro, la seconda cocente delusione, dopo quella avuta col marito. Compresi bene che aveva voglia di masturbarsi e le feci capire che poteva farlo, che poteva lasciarsi andare. Amalia raccontava e si toccava. Nonostante i suoi 50 anni suonati aveva sfoggiato una minigonna mozzafiato, i tacchi e un bel paio di autoreggenti nere. Osservarla a gambe aperte, ascoltando nel contempo il suo racconto, mi fece bagnare parecchio la fica. Fui quasi tentata di toccarmi davanti a lei o di andare lì a leccargliela, per esempio, ma cercai di mantenere un briciolo di professionalità. Aspettai che lei raggiungesse l'orgasmo parlando del figlio e poi naturalmente mi assentai alcuni minuti. Raggiunsi alla svelta il w.c. e mi sditalinai furiosamente per dar pace alla figa e a quell'eccitazione ormai già pienamente esplosa. Ritornai nello studio molto più rilassata, anche lei lo era, dopo l'orgasmo. La invitai a rivestirsi. Quando mi chiese un resoconto della situazione, ossia un figlio gay e una madre che, seppur turbata, si eccita a guardarlo, le diedi la "terapia", molto semplice. Avrebbe dovuto continuare a spiare il figlio e a raccontarmi sempre tutto nei minimi dettagli. Infondo questa terapia faceva bene a lei e me che la guardavo godere. Peccato che a un certo punto lo scfenario cambiò: il figlio andò via di casa, la signora trovò un uomo che se la trombava e così, considerandosi ormai guarita, ahimè, non venne più in terapia...












Ma cosa aveva visto esattamente la signora?





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