mercoledì 2 febbraio 2022

Le segretarie giocano pesante in ufficio

Mi chiamo Miranda. Il racconto risale a un paio di anni fa. In quel periodo lavoravo (peraltro mal retribuita) come segretaria in una ditta privata per conto di un imprenditore di nome Gianmarco. Data la notevole mole di pratiche da sbrigare, mi fu affiancata una collaboratrice o, se preferite, una co-segretaria. Caterina era indubbiamente una gran bella ragazza ma con un fisico più minuto rispetto al mio. E' difficile conoscere bene una persona, specialmente dopo poco tempo. A volte occorrono addirittura anni per capire chi si ha realmente di fronte. Caterina era bella, fascinosa. Ma io, inizialmente non le diedi particolarmente corda e cioò essenzialmente per due ragioni: la prima che dovevamo anche lavorare e poi perchè, fino a quel punto, le donne non rappresentavano una mia priorità, nè come amiche, nè per scopi più intimi. Ciò perchè, fondamentalmente, adoravo il cazzo più di ogni altra cosa al mondo e, prima di arrivare in quell'ufficio, avevo preso randelli di tutti i generi e in ogni dove... ci siamo capiti! Con le donne mi erano capitate occasioni sporadiche e piutttosto soft. Nell'eccitazione avevo limonato con qualche amica di shopping con annesse toccatine ma nulla di più. A volte è un dettaglio ad innescare una serie di eventi a catena. Qual'è il dettaglio? Ebbene, un giovane cliente facoltoso della ditta, tale Alessandro De Parolis, richiese un importante contratto di fornitura al nostro Capo. In realtà, fummo proprio noi ragazze, con un comportamento decisamente poco professionale, a far rischiare, al povero Gianmarco, un fallimento brutale della trattativa. Quella calda mattina primaverile, il Capo era uscito per una commissione urgente raccomandandoci di preparare il suddetto modulo contrattuale con tutte le clausole ad esso connesse. Ma, sia io che la Cate, eravamo svogliate, annoiate e per nulla motivate a lavorare, considerando anche l'importo dello stipendio non proprio gratificante. Nella fattispecie, Caterina sembrava particolarmente vogliosa. Tutti i complimenti che mi fece quel giorno la mia collega non li ho mai ricevuti da un uomo, così, giusto per dire. Ad ogni modo, fino a quella mattina, ignoravo totalmente che "la bella rossa" fosse una lesbicona di prim'ordine. Tutto divenne palesemente chiaro nel momento in cui i suoi complimenti si focalizzarono con insistenza sulle mie tettone. Caterina era vogliosissima, non si limitò certo agli apprezzamenti verbali. Con disinvoltura arrivò ad accarezzarmi le tette ed io, seppur non incline, in teoria, ai rapporti saffici, cominciai ad avvertire un delizioso prurito alla vagina. Caterina era ossessionata dalle mie tette, finì per leccarmi amorevolmente i capezzoli. Ricambiai, ma per poco. Fu di nuovo lei a condurre il gioco cimentandosi a leccare e a succhiare le mie tettone con passione via via crescente. Per qualche minuto ci ritrovammo anche in un singolare "69 tettaiolo" in cui ci leccavamo i capezzoli a vicenda invece delle passere. Caterina era una tipa fantasiosa, si mise in testa di frugarmi il clitoride con i suoi capezzoli. Devo convenire che ci sapeva fare e, quella frugata insolita, mi portò enorme piacere ed eccitazione. Caterina proseguì con la lingua. Bastarono poche leccate suadenti affinchè la mia figa esplodesse in un orgasmo profondo carico di inebrianti sensazioni goderecce. E brava Caterina! Ma io non sono certo da meno... eh no! Volevo dimostrare a quella troietta lesbica che ci sapevo fare anch'io, diamine! Tirai fuori dalla borsa l'amico per eccellenza delle donne: il dildo! Cominciai a passarlo sul clitoride e poi dentro la vagina di Caterina mentre lei mi leccava dolcemente le tette. Fu a quel punto che mi venne l'impulso irrinunciabile di piazzare il dildo dentro al culo della ragazza. Caterina non credeva che l'avrei fatto davvero ma... la tentazione era troppo forte e poi, bhè, volevo tenerle testa! Appoggiai la punta arrotondata dell'oggetto sull'ano della rossa. Poi, presa dalla libidine, cominciai a scoparla con mano ferma e decisa a ritmo regolare come un orologio. Caterina, tra smorfie di piacere miste a un pò di inevitabile dolore, subì la penetrazione anale venendo intensamente. Non contenta di ciò, con fare autoritario, le passai prima il dildo tra le tette mentre assaporava ancora il piacere dell'orgasmo, poi le ordinai di mettersi a pecorina. In quella posizione, particolarmente favorevole, continuai a penetrarla dietro senza pietà procurandole un secondo estasiante amplesso. Mi leccai le labbra, compiaciuta di aver soddisfatto la mia insospettabile collega lesbica. Si sà che i momenti piacevoli passano rapidamente. Era quasi l'ora di pranzo e il nostro capo comparve all'improvviso sulla soglia della porta cogliendoci in atteggiamenti inequivocabili. Due ragazze hanno poco da spiegare se vengono beccate mezze nude e abbracciate, con ancora addosso l'odore del sesso appena vissuto. Come era prevedibile, Gianmarco andò su tutte le furie. FINE PRIMA PARTE.                            

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