venerdì 23 luglio 2021

In nome dell'arte

Mi chiamo Vera. In questa torbida storia mi sono sentita più una detective. Tra i miei più cari amici della scuola d'arte, circolava una voce insistente. Si diceva che il professor Aldo Meyer, noto pittore, sfruttasse il suo talento per approfittare sessualmente dei suoi allievi. Al principio pensavo che fossero tutte chiacchiere. Poi ebbi modo di conversare con uno di questi amici, Gianni. Il ragazzo, in preda alla delusione si lasciò sfuggire che aveva avuto rapporti intimi col maestro in cambio di una promessa. In realtà, il pittore gli aveva garantito che sarebbe diventato bravissimo ma Gianni è e rimase una schiappa, assai lontana dal divenire un artista dalla mano felice. Dopo questa confessione, che sembrava più uno sfogo, cominciai a prendere la questione sul serio. Per scoprire la verità, decisi di fingere di essere una studentessa vogliosa di imparare a dipingere e mi recai dal Meyer. In principio si comportò in modo professionale ma bastò qualche moina e che lasciassi cadere il vestito, per intrigarlo sessualmente. Naturalmente mi ero premunita di lasciare acceso un microregistratore nella scarpa. Non sono una santarellina e mi detti subito da fare propinandogli un bel bocchino che lui gradì parecchio. Da gran maiale accarezzò e baciò il mio culo e contemporaneamente, infilò le dita nella figa. Non si aspettava di certo una bella ragazza così disponibile. Piazzò l'uccello nella passera e cominciò a scoparmi. Prima mi prese da dietro, poi montai sopra di lui. In quei frangenti sembrava molto più vulnerabile e disposto a lasciarsi andare. Fu a questo punto che spiegò che i suoi allievi erano principalmente ragazzi. Durante le varie posizioni sessuali, dovetti un pò insistere per fargli vuotare il sacco e confessare quel che combinava coi ragazzi. Parlò prima di soft sex, giusto qualche sega. Ovviamente non gli credetti affatto. Insistetti finchè lui ammise che scopava gli allievi e che ne aveva castigati parecchi. Ragazzi di ogni genere gay, ma anche etero, cedevano l'intimità anale con la speranza di essere seguiti in modo ottimale dal maestro e diventare dei grandi artisti. Tuttavia, la maggior parte dei maschi, non possedeva questo grande talento, per cui raggiungeva come risultato soltanto quello di farsi rompere il culo per la gioia del maestro. Al termine della scopata gli smanettai perbene il cazzo e venni a conoscenza di parecchi dettagli in merito alle sue "conquiste", il tutto condito da una colossale sborrata. Evidentemente, parlare di quelle situazioni gli raddoppiava il piacere. Naturalmente il registratore aveva memorizzato ogni parola di quella sorta di confessione. Quando gli spiegai che lo avrei sputtanato, rimase letteralmente di stucco. Anche le madri e i padri dei ragazzi avrebbero saputo tutto e lui sarebbe andato incontro ad una figura di merda a dir poco intergalattica. Mi posso ritenere soddisfatta, non solo ho vendicato i miei amici ma ho pure scopato. Come si dice: "Chi la fà l'aspetti!".




















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