domenica 11 agosto 2019

Protettore per il mio compagno galeotto parte prima

Mi chiamo Rachele (donna a destra, prima foto). Raimondo è il mio attuale compagno. Non c'è certo da vantarsi ma nella vita non ho quasi mai lavorato. Fin da giovanissima, forte della bellezza, nonchè del mio sex appeal, ho dispensato piaceri ai maschi benestanti di turno che, in cambio di godimenti sessuali, elargivano regali e somme di denaro più o meno consistenti. Sei una puttana, osserverete voi lettori, giustamente. Può darsi! Bhè, ognuno è come è infondo, stà di fatto che sono andata avanti così per anni, senza innamorarmi mai realmente di qualcuno ma praticando piuttosto soltanto sesso con uomini preferibilmente maturi e pieni di soldi. Ma esistono sempre le eccezioni. In un certo senso Raimondo è un pò il prototipo dello sfigato. Lo conobbi per caso al supermercato e i suoi modi gentili mi colpirono. Per la prima volta nella vita mi innamorai di qualcuno, nella fattispecie di lui. Infondo ero stanca di vecchi bavosi che bramavano per ottenere il mio corpo in cambio di denari. A letto Raimondo non era certo un fulmine di guerra ma l'amore mi bastava. Ciò che non bastava erano ovviamente i soldi. I risparmi accumulati pian piano finirono e diventava difficile andare avanti. Solo dopo un annetto di frequentazione, Raimondo mi confidò di avere dei precedenti per piccoli furti. Fu allora che pensai bene di proporgli quanto segue:"Bhè, furtarello per furtarello facciamone uno grande che risolva tutti i problemi". Raimondo mi guardò stupito poi rispose:"Veramente ci sarebbe una villa di ricconi da svaligiare con tanto di soldi, quadri, gioielli. In questo periodo i proprietari sono in vacanza ovviamente. Si tratta solo di disinnescare l'antifurto...". Non sò perchè ma quell'idea mi elettrizzava. Da troia navigata a neofita ladra di appartamenti, che evoluzione! Ad ogni modo mi fidai di lui. Ci mettemmo i passamontagna e ci avvicinammo di notte alla villa. Raimondo sembrò avere gioco facile con la disattivazione dell'antifurto e così giungemmo facilmente dentro l'abitazione. Questi tizi erano davvero ricchi: sgranai gli occhi osservando diamanti, oro, quadri soldi, statuine preziose ed altri ben di Dio. Tutto stava filando liscio quando l'antifurto si mise a suonare all'improvviso! Accidenti! Quel coglione di Raimondo lo aveva disinnescato solo temporaneamente. La polizia arrivò in un lampo. Per mia fortuna riuscì ad infilarmi in tempo in una botola che dava sull'esterno dandomi alla fuga. Raimondo non fu così lesto a scappare e venne beccato in flagrante con la refurtiva in mano. Avendo già dei precedenti penali, per reati simili, fu sbattuto in galera non di certo per pochi giorni. La condanna non fu gravissima ma doveva comunque scontare qualche annetto in carcere confidando magari nelle attenuanti. Il carcere dove lo mandarono non godeva di buona fama. Un amico mi spiegò:"Un verginello come il tuo compagno lo combinano sale e pepe". Compresi al volo il senso della frase. In pratica i "capi", i gruppi più forti ed autorevoli lo avrebbero prima o poi usato come punch ball, o, nella "migliore" delle ipotesi come "puttanella" da sfogo sessuale dal momento che lì ovviamente donne non ce ne sono. Lo stesso amico mi suggerì di far visita ad una donna, un avvocato, tale Sonia Miranda, per un supporto. Presi un appuntamento e mi recai da lei, al suo studio. Non sono una santarellina ma mi colpì il fatto che aprì la porta con le calze a rete addosso. Le spiegai la mia situazione, intanto notai che non mi toglieva mai gli occhi di dosso. Guardava con insistenza il mio viso e le mie gambe. Mi spiegò che Raimondo aveva bisogno di un protettore, qualcuno che salvaguardasse la sua incolumità. Lei aveva una persona ma non certo a costo zero. Tra l'intermediazione di lei e il protettore la tariffa ammontava a 5000 euro. In quel periodo non avevo davvero un centesimo e glielo spiegai chiaramente. Ma lei passò subito al contrattacco proponendomi uno scambio in natura! Avrebbe offerto un protettore a Raimondo, tale Cheng, maestro di arti marziali, in cambio di sesso lesbo reiterato (ovvero non una volta sola). Osservai la foto di Cheng, era davvero un bel figo, muscoloso, pensai che potesse essere la persona giusta. Intanto però dovevo pagare il "prezzo del servizio" ovvero stare con lei intimamente. Essendo particolarmente devota agli uomini e ai cazzi, feci un pò di difficoltà a calarmi nel ruolo della troia lesbica. Ma alla fine stetti al gioco. L'avvocato ci sapeva fare: iniziò con un sinuoso e coinvolgente ditalino per poi passare a leccarmi i capezzoli. Non ero del tutto persuasa ma iniziavo ad eccitarmi. L'adrenalina cominciò pulsare minacciosa nel mio corpo. Finì per slinguazzarle i capezzoli. Lei mi guardava, mi desiderava. Mi accarezzò il culo con passione. Allentai di più i freni inibitori, volevo darle ciò che desiderava: le leccai perbene il culo. La troia ansimava, così le slinguazzai alla grande pure la fica, ormai fradicia di umori. Ormai avevamo superato ogni limite. Tirai fuori dalla borsa un paio di dildo, con uno le accarezzai il clitoride. Poi, messe l'una accanto all'altra, ce li sparammo senza ritegno nelle vagine desiderose di essere violate intimamente. Fu durante quella goduta, destinata all'amplesso di entrambe, che lei precisò un dettaglio non di poco conto riguardo alla galera. Il signor Cheng non si sarebbe accontentato della sua parte di soldi, pretendeva anche il sesso. Ribadendo che lì dentro, come si sà, donne non ce ne sono, si sarebbe fatto il mio uomo, ovvero il suo compagno di cella. Quella confessione mi raggelò il sangue mentre bollivo per l'orgasmo condiviso con quella gran troia opportunista dell'avvocato.... [segue]                    















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