Mi chiamo Federica, lavoro come segretaria. Molto spesso si pensa agli scaltri seduttori affascinanti come ad individui sciupafemmine, inguaribili collezionisti di figa, ossia a quegli uomini capaci di far colpo sulle donne e portarsele agevolmente a letto. Ma ci sono anche altri tipi di maschi, come il mio caro amico francese, Alain, un fotografo, che, invece, punta ad obiettivi differenti dalle fanciulle concentrandosi piuttosto sulle persone del proprio sesso. Proprio così, Alain è un omosessuale convinto, non ha mai provato attrazione per le donne. Io sono la sua amica preferita, quella con cui si lascia andare a bollenti confidenze intime, proprio come accadde quel pomeriggio nel mio ufficio, dopo aver bevuto qualche drink insieme. Non sono una santarellina, vivo alcune esperienze erotiche eterosessuali ma i suoi racconti mi fecero letteralmente sobbalzare dalla sedia e bagnare la fica appieno, oltre ad avere la conferma che gli uomini sono davvero vulnerabili, persino più delle donne, quando si tratta di raggiungere l'appagamento dei sensi. Questa è la storia che mi raccontò quel giorno.
Alain: "Quando sono in giro, ho il vizio di fotografare, spesso, anche scomode realtà. Quella lugubre notte, nella periferia di Parigi, scattai le foto ad un uomo che accoltellava una giovane donna in un vicolo. Non ho idea di chi fosse, se un serial killer o un tipo mosso da un attacco di gelosia. Fatto sta che, dopo un paio di colpi, la ragazza stramazzò al suolo. Accadde tutto in pochi secondi, non sarei potuto intervenire, in ogni caso. Avvisai la polizia e forni' il materiale raccolto. Quando il Commissario analizzò le foto, disse che avevo svolto un ottimo lavoro. Spiego' che, in tal modo, sarebbe potuto risalire più facilmente all'assassino. Ci trovavamo nella mia abitazione. Gli offrì un drink. Invogliato maggiormente al dialogo dall'alcol, si lasciò andare all'esternazione di dettagli in teoria riservati. Disse che probabilmente la vittima era una prostituta e che, quasi sicuramente, l'atto cruento portava la firma del killer della luna piena. Mi lasciai andare anch'io ad un'ammissione spontanea e condannai verbalmente l'assassino spiegando che, a prescindere, non avrei mai compiuto un gesto simile nei confronti di una donna. Inoltre specificai di non provare impulsi passionali di alcun genere verso rappresentanti del gentil sesso. Il Commissario Guido Carli capì che ero gay. Ci guardammo intensamente per alcuni secondi, poi esclamò, quasi con rimpianto: 'Ad ognuno i suoi gusti, io ormai sono sposato, caro Alain', pronunciando quelle parole con la rassegnazione indotta da una lunga vita di coppia poco soddisfacente. Così approfittai del momento stranamente favorevole allungando una mano e carezzandolo tra le gambe, da sopra al pantalone. Notai una spiccata erezione che mi spinse a proseguire. Tirai giù la zip afferrando il suo pene con la mano. Lo agitai lentamente. Il Carli mostrò uno sguardo incredulo ma io me ne fregai, rincarai la dose chinandomi col volto tra le sue gambe e presi l'uccello con la bocca. Ormai era fatta, non si sarebbe più tirato indietro di fronte alla possibilità concreta di godere. Glielo succhiai perbene, poi gli indicai di mettersi sul letto a pancia sotto. Abbassai solo le mutande e i calzoni un pò più giù senza nemmeno togliergli le scarpe. Io tirai fuori il cazzo, ormai durissimo. Con la mano sinistra premetti il dispenser della crema idratante che ho sul comodino e gliela passa lungo l'ano per ammorbidirlo. Gli carezzai un po' le natiche, le allargai perbene. Poi poggiai la punta del cazzo sul suo buco e spinsi dolcemente. Il pene entrò dentro a fatica nel culo vergine. Ma a furia di muoverlo avanti e indietro, si adagiò ottimamente tra le sue chiappe che, pian piano, cedettero. Si lamentava un po' per il dolore, lo sbirro, ma godeva. Lo afferrai saldamente per i fianchi e lo chiavai con foga a pecorina. Penetrato con vigore indietro, raggiunse l'orgasmo urlando ed eiaculando tra le lenzuola. Continuai a pompare e, poco dopo, godetti anch'io schizzandogli tutto il seme dentro il culo. Mi spostai con l'uccello verso la sua bocca e, con tono autoritario, gli intimai: 'Ripulisci Troia!'. Dopodiché, piazzai la fava intrisa di sperma dentro la sua bocca. Il porcello mi succhiò il cazzo al punto che mi ritornò rapidamente duro! Glielo infilai di nuovo nel sedere schizzato per farmi un altro 'giro' tra le sue chiappe. Eiaculai per la seconda volta sentendolo gemere avvolto da un misto di dolore e piacere simultaneo. Gli avevo davvero rotto il culo di santa ragione. Una volta ricomposti, si raccomandò di mantenere il segreto."
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