Bentrovati da Giuliana. Quel sesso di gruppo era stato proprio terapeutico, lo riconosco. Cominciai a pensare che Marika fosse davvero una gran donna, forte, capace di portare avanti quel meraviglioso Ranch anche senza l'aiuto del marito. Mi portò ad accarezzare i cavalli, provai davvero un senso di benessere stando in sua compagnia. Non immaginavo di certo di trovarmi al Centro delle fantasie e dei progetti di una signora conosciuta infondo da poco. Mi propose di lavorare per lei come segretaria ma io mi mostrai scettica, dal momento che ho sempre fatto la parrucchiera nella vita fin dalla tenera età. Ad un certo punto, io e lei ci sedemmo sul fieno a dialogare. L'aria fresca e quel luogo magico mi facevano sentire particolarmente rilassata. Non mi aspettavo che, all'improvviso, mi mettesse le dita tra le gambe. Il suo gesto fu così dolce e naturale che mi lasciai andare. Il relax fu totale. I nostri sospiri si incrociarono mentre tenevamo entrambe gli occhi semichiusi. Confesso che mi bagnai e che, di lì a poco, me ne sarei venuta quasi senza accorgermene. Tuttavia, questo momento idilliaco di complicità al femminile, venne bruscamente interrotto da Rodrigo che, avvicinandosi alla signora, si lasciò palpare il cazzo duro dentro il pantalone. Nonostante la bollente chiavata di poco prima, l'uomo stava ancora come una pila elettrica, a marmo duro e si aspettava di essere "coccolato" da noi. Ma Marika, quantomai cinica, disse che io e lei ci saremmo recate in ufficio per cui, se lui voleva sfogare, poteva andare a cercare Fernando. Al momento apparve come una battuta ma, in seguito, si rivelò un'affermazione più seria del previsto. Io e Marika tornammo in Ufficio e ci cambiammo. Ero curiosa di sapere cosa voleva dirmi. In realtà, il suo fu un lungo discorso provocatorio. Mi spiegò che mentre noi stavamo in Ufficio, i suoi uomini avrebbero avuto di sicuro un rapporto omosessuale, esattamente come era accaduto tra i nostri rispettivi ex partner. Le sue parole mi turbavano non poco, inoltre quella monella cominciò pure a spogliarsi. Ormai era evidente che le piacevo da morire. Non sono mai stata una santa ma non avevo mai avuto confidenze così intime con le donne essendo una etero piuttosto convinta, di base (almeno in quel frangente). Non me la sentì di interagire con lei direttamente per cui, quando la vidi in lingerie, mi rifugiai nel bagno, chiusi la porta a chiave e iniziai a pisciare. Marika non comprendeva la mia inibizione, dopotutto mi ero lasciata succhiare i capezzoli, alcune ore prima. Eh si, soltanto che, in quel circostanza c'erano anche gli uomini, non stavo da sola con lei. Poi, rincarò la dose affermando che, se precedentemente Rodrigo non ci avesse interrotte, durante quel ditalino, io probabilmente sarei abbondantemente venuta. Come darle torto? Non intendevo aprire quella porta per nessun motivo al mondo, tuttavia desideravo ascoltare la sua voce. Cominciai a sditalinarmi di brutto sulla tazza del cesso mentre lei mi diceva che ero una stupida a opporre resistenza a un'occasione di piacere così gustosa puntualizzando che, sia i suoi dipendenti, che i nostri ex, stavano di sicuro godendo come pazzi. Desideravo che lei non entrasse rispettando la privacy ma, al tempo stesso, che sfondasse la porta e mi slinguazzasse la figa senza pietà. Ad ogni modo, me ne venni intensamente. Lei allentò la presa, mi invitò ad uscire promettendo che non mi avrebbe toccata. Uscì dal bagno, mi rivestì e andai via salutandola astento per la vergogna. Passarono alcuni mesi. Continuavo a pensare a quella donna, ormai le sue parole, la sua voce si erano insidiate nel mio cervello. Una forza incontrollabile, quella del desiderio, mi spinse a tornare al Ranch a farle visita. All'inizio apparve piuttosto seccata. In effetti mi ero comportata un pò da stronza, seppur tenendo fede alle mie convinzioni, sempre più deboli, da etero. Marika si trovava in cucina. Mi disse che se davvero intendevo farmi perdonare, allora dovevo guardarla mentre si masturbava. Fu disposta a fare un passo avanti. Lei si spogliò nuda e si sparò un grosso cazzo finto nella patata. Anch'io tolsi i vestiti e leccai i miei capezzoli, poi assunsi atteggiamenti provocatori leccando e succhiando una banana che afferrai dal cesto della frutta. Intanto dialogavamo. Le chiesi, ingenuamente, se avesse ancora scopato con Rodrigo e Fernando ma lei mi rispose che non gliel'aveva mai più data, indirizzandoli sempre più ad un discorso intimo prettamente al maschile. Rimasi mezza sconvolta all'idea che due stalloni del genere, seppur in astinenza prolungata di figa, fossero diventati completamente froci. Marika spiegò che potevamo imitarli ed avere una storia tra donne. Stavo cominciando a cedere. Nel mio intimo più profondo, desideravo che quella donna mi rendesse lesbica. Mi arresi e spalancai le gambe, pronta a farmela leccare in lungo e in largo alla scoperta di sensazioni nuove ed inebrianti. Per invogliarla, mi misi perfino a pecorina come una gran troia ma Marika, mostrando un incredibile sangue freddo, e resistendo alle tentazioni, sentenziò che dovevo rivestirmi e andare via. Non aveva digerito ancora il mio rifiuto di quel giorno e, in effetti, si poteva comprendere. Come si dice: "Chi la fa, l'aspetti!". Meritavo una punizione, meritavo di soffrire: lei mi resistuì, senza sconti, il classico due di picche. Così mi rivestì e andai via mestamente. Sapevo che, in seguito, avrei dovuto implorarla in ginocchio per poter sperare di stare con lei. [Fine della storia] Leggi dal principio
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