Mi chiamo Vania. Sono una donna sposata, impiegata come segretaria, che non conduce una vita limpida. Ebbene, ho degli scheletri nell'armadio. Prima di tutto, durante gli straordinari in ufficio, a tarda sera, è capitato, più di una volta, che arrivassi all'intimità con la collega della contabilità, Mariella. La prima volta mi chiese di seguirla in bagno, calò le mutandine, si sedette sul w.c. e allargò le gambe. Capì che voleva essere leccata, mi inginocchiai e appagai le sue voglie con la lingua nella figa. Le volte successive, la dinamica fu simile. Non né feci parola con nessuno finché Alessandra, mia figlia, riportò alla luce certe pulsioni che tentavo a malapena di dimenticare. Lei non si accostava mai ai ragazzi per cui non mi meravigliai quando ammise di desiderare fortemente un rapporto lesbico. Le suggerì di provare con le amiche ma lei non voleva che a Scuola si venisse a sapere qualche retroscena e ammise apertamente di voler provare con la sottoscritta. Rimasi stupita, cercai di distoglierla da questa folle idea, da un lato. Ma, allo stesso tempo, mi intrigava il suo insano corteggiamento incestuoso. Quando cominciò a leccarmi i capezzoli e poi la figa, mi lasciai andare completamente. Persi totalmente i sensi nel momento in cui mi diede le ultime proverbiali leccate alla pecorina e arrivai all'orgasmo. Poi, fui io a ricambiare ma mia figlia si accorse che non leccavo una passera per la prima volta. A quel punto, cominciai a spifferare il segreto dell'Ufficio e intanto lei se ne venne. Fui costretta a raccontare ad Alessandra tutti i dettagli dei flirt con la collega. Mia figlia divenne una sorta di confidente e di amante. Intanto, non disdegnavo i siparietti con l'addetta alla contabilità in ufficio e, di tanto in tanto, prendevo volentieri il cazzo di mio marito. Bhe, mi ritrovai coinvolta in una specie di triplo gioco torbido con tre diversi partner sessuali e questa situazione permane tutt'ora.
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