Mi chiamo Cinzia. Sono una donna sposata di indole piuttosto tranquilla, o almeno così credevo. Tuttavia, con la complicità di alcuni eventi inaspettati, ho scoperto, col tempo, una parte di me che mai avrei immaginato potesse venir fuori. Questo cambiamento avvenne quasi per caso. Non mi sono mai sentita bella anche se, per alcune persone, lo sono. Tutto ebbe inizio a causa di un contrattempo. L'utilitaria, con la quale di solito esco, era in revisione dal meccanico. Proprio quella mattina Rosaria, amica di vecchia data, mi voleva a casa sua per chiacchierare. Ispirata da una vena diversa dal solito mi preparai un pò più figa del solito (gonna nera un pò sopra il ginocchio, tacchi alti, camicetta scollata, trucco e rossetto) e scesi di casa recandomi al bar per fare colazione. La giornata ebbe subito un inizio interessante dal momento che il barista, solitamente avaro di complimenti, esclamò senza mezzi termini: "Signora, oggi è davvero una gran gnocca!". Conoscendolo da una vita risposi semplicemente con un grazie e accennai un sorriso. Consumai il cappuccino. Uscì dal locale e mi avviai alla fermata dell'autobus. In meno di mezzora giunsi a casa di Rosaria. Stava in vestaglia, sotto non potetti fare a meno di notare le autoreggenti. Ci sedemmo sul divano e iniziammo a conversare davanti ad un buon caffè. Anche lei, come il barista, fu prodiga di complimenti, affermò:"Amore, ma stai una favola!". Da ciò che disse dopo mi resi subito conto che la sua vita di coppia non andava bene e che il marito la trascurava. Rosaria si lasciò sfuggire che il coniuge aveva in realtà problemi di erezione. Continuammo a dialogare ma la vedevo sempre più eccitata, probabilmente da tempo inappagata intimamente. Ad un tratto la sua mano audace mi accarezzò una gamba e mi disse:"Quanto vorrei un corpo caldo con cui godere". La mia amica non aveva mai parlato in questi termini, segno evidente che stava davvero male, in astinenza sessuale. Quasi per far coraggio a sè stessa tirò fuori le tette ed esclamò:"Guarda come stanno ancora sù, non sono mica da buttare, ma a lui non gli si alza nemmeno con queste...". Insistette, mi prese una mano e la spostò sulla sua tetta commentando:"Toccala! Non è bella?". Compresi bene che Rosaria non stava più nella pelle, avrebbe fatto sesso pure con una donna per appagarsi, nella fattispecie con me. Decisi di parlarle in modo chiaro per frenare i suoi bollenti spiriti:"Ehm, Rosy, si vede che hai voglia ma io non sono lesbica, non me la sento di stare con una donna...". Il volto di Rosaria si dipinse di delusione, mi disse:"Ti prego non te ne andare, non lasciarmi da sola...". Non sapevo proprio cosa fare: da un lato avrei voluto aiutarla, ma come forzare la mia natura verso qualcosa per cui non sono predisposta? Mi alzai in piedi e, in modo deciso esclamai:"Dai Rosy, adesso non sei in te, è meglio che vada via". Stavo andando verso la porta quando la sentì piangere e commentare:"Ti prego, non mollarmi anche tu...". Ritornai verso di lei e l'abbracciai, esclamai:"Dai, siamo amiche da tanto tempo, non piangere". L'abbracciai e lei mi strinse fortissimo. Le diedi un bacio in bocca per tranquillizzarla. Tornammo sul divano, parlammo un altro pò, lei era ancora intenzionata a fare sesso ma io non volevo lesbicare, però nemmeno deluderla. Uscì fuori una parte autoritaria di me, le strappai le mutande e la feci mettere a pecorina dicendole:"Vuoi godere? Allora facciamo a modo mio!". Rosaria annuì con la testa. Afferrai una spazzola che stava sopra il tavolino e l'affondai senza pietà dentro la sua figa già abbondantemente umida di desiderio. Affondai nella sua intimità a ritmi sempre più incalzanti sentendola ansimare a più non posso. Pur non essendo lesbica provai un perverso piacere nell'osservare che ciò che le stavo praticando la faceva godere in quel modo. Non le diedi tregua poi a un tratto rallentai volutamente per riprendere il ritmo poco dopo e portarla pienamente all'amplesso: lei se ne venne intensamente, il suo viso era sconvolto dal piacere. Quando tirai fuori la spazzola, il manico era zuppo di liquido figale. Lo avvicinai alla sua bocca e le intimai di leccare, le dissi:"Lecca il tuo nettare, troia!". Pur non toccandola direttamente nemmeno con un dito l'avevo resa ben felice. Dopo che si riprese dall'orgasmo, rimettendosi le mutande, esclamò:"Grazie cara, è stato fantastico!". Risposi:"Di nulla gioia". Poi, un pò preoccupata mi chiese:"Non è che questo intacca la nostra amicizia?". Risposi:"Tranquilla, è tutto a posto". Le diedi un bacio in bocca (che sapeva ancora della sua fica) e la salutai. Mi incamminai verso la fermata del pulman per tornare a casa ripensando a ciò che era accaduto avvertendo una certa umidità tra le cosce. Il tempo era trascorso velocemente, si stava facendo quasi sera. Ma la giornata non era ancora terminata, il clou sarebbe accaduto di lì a poco. Salì sull'autobus, timbrai il biglietto e mi piazzai in prossimità della porta centrale mantenendomi alla sbarra con la mano destra. Sull'autobus, semivuoto, c'era un uomo distinto in giacca e cravatta, di bell'aspetto, seduto in fondo. In men che non si dica me lo ritrovai alle spalle. Feci un passo avanti per creare una distanza ma lui si accostò nuovamente tenendomi per i fianchi. Il suo profumo era inebriante così come il suo cazzo che sentivo indurirsi sempre più sul mio culo. Mi sussurrò all'orecchio:"Stà buona che piace anche a te". Da un lato avrei voluto ribellarmi ma mi piaceva quel contatto. Lui si strofinò senza pudore sul mio culo leccandomi il collo. La figa, già intrigata dalle voglie saffiche della mia amica, cominciò a bagnarsi di brutto. Ansimava il tizio, finchè lo sentì raggiungere l'orgasmo mentre mi afferrava con vigore una tetta. Il liquido copioso passò attraverso il pantalone macchiando in abbondanza anche la mia gonna all'altezza del culo. Evidentemente non pago della sborrata allungò una mano sotto la gonna raggiungendo le mie mutandine. Mi sussurrò all'orecchio mordendolo:"Sei bagnata come una troia in calore..." e mi sditalinò con foga la fregna. Bastò veramente poco affinchè raggiungessi anch'io l'amplesso intensissimo. Mi sentì davvero appagata e troia come non lo ero mai stata. Sempre standomi alle spalle, sfilò il dito dalla figa e me lo porse in bocca affinchè io lo leccassi. Mi tremavano le gambe per l'emozione, l'imbarazzo e la goduta. Dovetti tornare rapidamente in me dato che la fermata di casa si avvicinava. Mentre scendevo mi diede una pacca sul culo, quel zozzone. Arrivai a casa ripensando al siparietto con la mia amica e soprattutto a quel gran maialone che mi aveva fatto godere come una porca. Ero ancora infoiata e vogliosa. Mi stesi sul letto tutta nuda e cominciai a toccarmi nuovamente pensando a quell'uomo che a stento avevo visto in faccia. Mentre stavo lì a trastullarmi sentì la porta di casa aprirsi all'improvviso: era mio marito che rientrava da lavoro. Arrivò in camera da letto e mi trovò in quel modo. Si gasò e si spogliò rapidamente saltandomi letteralmente addosso: non aspettavo altro che un'altra dose di sesso per chiudere in bellezza quella memorabile giornata. Mi chiavò a pecorina e di lato, intanto pensavo libidinosamente all'uomo dell'autobus. Godetti e venni mentre mi schizzava abbondantemente nella fregna. Euforica gli morsi pure una spalla. Lui mi guardò e disse:"Cavolo, come sei eccitata oggi, ma che hai fatto?". Risposi: "Niente sono solo andata a trovare la mia migliore amica...". Sorrise e replicò:"Bhè, discorsi tra donne ti hanno accesa magari, dovresti andarla a trovare più spesso...". Sorrisi e risposi:"Mmm forse dovrei andare più spesso a piedi e prendere l'autobus, rispetto all'auto fà di sicuro molto più bene alla salute!!!".
prima l'amica...
poi l'uomo dell'autobus...
e infine il dessert col marito....
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