mercoledì 3 settembre 2025

La madre perfetta

Mi chiamo Gianluca. Mio padre Alfio è un facoltoso uomo d'affari e pensa principalmente ad accumulare soldi. In ambito aziendale, grazie alla sua posizione di potere, riesce agevolmente a pomparsi segretarie e impiegate sexy 20enni, speranzose di tenere il lavoro. In compenso, lascia condurre a me, e a mia madre Lucia, una vita agiata con tutti i comfort e le comodità annesse e connesse (io posseggo ogni sorta di ritrovati tecnologici, anche quelli dai costi più elevati, nonché scarpe e vestiti all'ultimo grido e Lucia, d'altra parte, si reca spessissimo da parrucchieri ed estetisti d'elite, oltre a comprare tonnellate di scarpe e borse d'ogni genere, così, giusto per dire). Certamente, lei non ha mai fatto i salti di gioia per le "scappatelle" reiterate di papà. Ho spesso cercato di stemperare la gravità dei tradimenti, consolandola affettuosamente e suggerendole di non prendersela troppo. Alfio era comnvinto che fossi gay, dal momento che trascorro svariate ore in camera a giocare alla playstation. Inoltre, loro non mi hanno mai visto in compagnia di ragazze. Quando Lucia riportò il pensiero di mio padre, non provai rabbia ma piuttosto la vidi come un'occasione imperdibile per approcciare con mia madre che, tra l'altro, è una bellissima donna mora. Lucia temeva la mia omosessualità, voleva vedermi sposato per cui tentò, con ogni mezzo, di scuotermi. In realtà, assecondai semplicemente la situazione. Un pomeriggio, a casa, in una sorta di strip improvvisato, me la mise letteralmente in faccia ed io finsi di non provare interesse per la patata. In quella circostanza mi rivelò di essersi masturbata con un cetriolo per l'astinenza sessuale e per il senso di frustrazione che provava all'interno del rapporto di coppia matrimoniale. Questo fuoco passionale che covava sarebbe stata la mia forza, la mia chiave speciale per aprire la serratura. Sapevo che ci sarebbe stata una seconda ghiotta occasione e non me la feci certo sfuggire di mano. Le situazioni benestanti comportano agi, come disporre della casa di campagna, dove io e lei ci recavamo, di tanto in tanto, specialmente quando mio padre non rincasava, impegnato ufficialmente con le trasferte lavorative e, ufficiosamente, a trombare giovincelle. Una volta giunti alla casa al Lago, ci rilassammo. Io pescai qualche pesce 🐟 nel lago attiguo alla casa, qualche trota, e lei l'arrostì sulla brace. Stavo sù di giri, dal momento che vestiva in modo assai provocante con tanto di minigonna, tacchi e calze autoreggenti. Quella volta accadde l'inverosimile: durante la cena, a base di pesce, patatine e birra, ci demmo un po' troppo dentro con l'alcol, raggiungendo la nota piacevole estasi da sbronza che scioglie totalmente i freni inibitori. In realtà, fu più lei a sbalarsi, io reggo meglio i drink forti. Le donne carenti di attenzioni da un lato, prima o poi, le reclamano inevitabilmente da qualche altra parte. Mia madre non fece eccezione. E' una donna attraente e la libidine può far bypassare, almeno temporaneamente, la consapevolezza dello "scomodo" e oggettivo rapporto di parentela. Dialogammo sul divano riguardo alla mia presunta omosessualità. Lei, sostanzialmente, affermò di essere disposta perfino a darla, se fosse servito a modificare il mio orientamento. Era proprio l'assist che attendevo! Allungò la mano sul jeans, tra le mie gambe, poi mi leccò il petto. Una parola tira l'altra e si ritrovò a spompinarmi meravigliosamente. Non mi sembrava vero ricevere le attenzioni della sua lingua e della bocca calda sul mio pene. Replicai leccandole prima lo splendido seno e poi la figa. Si sciolse di brutto e fu pronta per lasciarsi castigare. La infilzai a candela, di fianco e a pecora, stesso sul divano. Urlò di piacere e venne, prima che godessi a mia volta, schizzandole le magnifiche natiche di sborra copiosa e bollente. Quel weekend fu indimenticabile. Lei restò soddisfatta, non solo per la scopata. Era convinta di aver contribuito non poco a cambiare il mio orientamento ma non sa, e mai saprà, che non sono mai stato frocio e che ci ho marciato sopra, come si suol dire, per trombarla.  

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