martedì 23 settembre 2025

Gli amici scaltri di mio figlio

Mi chiamo Elena. Non è facile crescere un figlio da sola ed è esattamente ciò che accadde, dopo la separazione da mio marito. Notai che Pierluigi era timido con le ragazze e così ebbi l'idea (che si rivelò pessima) di chiedere l'aiuto dei suoi migliori amici, Mario e Pino. Pensavo che loro avrebbero potuto presentargli qualche fanciulla ma mi sbagliavo di grosso! Ero abituata a lasciarli tutti e tre da soli a casa, immaginando che studiassero o, al peggio, che giocassero alla Playstation. Ma mai potevo supporre che intraprendessero ben altri tipi di giochi, dei quali non avevo la più pallida idea. Un giorno ebbi la sorpresa quando tornai a casa, dopo il lavoro. La camera di mio figlio era chiusa a chiave. Sbirciai dal buco della serratura e li vidi tutti e tre nudi... e non solo! In pratica, gli amici stavano chiavando senza esitazioni mio figlio in tandem. Fu davvero shoccante osservare Pierluigi prendere ben due cazzi nel culo contemporaneamente. Assistetti a tutta la scena, senza intervenire. Andarono avanti ininterrotamente tra baci, inculate e pompini fino a donarsi reciprocamente la sborra. O almeno, Mario sborrò in bocca a Pierluigi, a conclusione di un ricco pompino; mio figlio eiaculò in bocca a Pino che se ne venne a sua volta smanettandosi l'uccello. Fu la degna conclusione di uno spettacolo indecente. Alla fine, i suoi amici tentarono anche di giustificarsi, affermando di condurre mio figlio sulla giusta via, dal momento che le femmine lo avrebbero fatto soffrire. Non so se sono meglio le delusioni d'amore di un figlio oppure averlo finocchio, chissà! In più, quei due maialini, girarono pure un video per vantarsi (evidentemente seducevano in modo analogo anche altri ragazzi timidi o impacciati con le girls per il gusto di scoparseli perbene e immortalare il momento con un video). Purtroppo, non riuscì ad evitare che quel video si diffondesse in rete per cui, i contenuti, sono sicuramente stati visti da varie persone. Come dire, oltre il danno, la beffa!       


Approcci imprevisti tra colleghe di lavoro

Mi chiamo Giovanna. Premetto che mi piace il cazzo ed ho sempre avuto storie con uomini ma voglio raccontarvi di una giornata molto particolare. Non mi ero mai accorta, a dir la verità, delle tendenze saffiche di Marinella, la mia collega mora d'ufficio. A volte, dopo il lavoro, mi invitava a casa sua a bere qualcosa. Il clima sembrava di totale tranquillità anche se mi pareva insolito che non volesse mai parlare della sua vita privata. Non menzionava mai gli uomini o eventuali sue relazioni con qualcuno. E qui avrei dovuto mangiare la foglia ma non ci diedi troppo peso, ipotizzando che fosse semplicemente timida sull'argomento. Poi, un bel giorno di primavera, arrivò la svolta imprevista. Stavamo comodamente sedute sul divano di casa sua, dopo aver terminato da poco il lavoro in Ufficio. A bruciapelo, affermò che potevamo rilassarci, carezzando il mio petto da sopra alla camicetta. A quel punto, compresi le sue intenzioni e le risposi che eravamo due donne, teoricamente inadatte all'espletamento di certe pratiche intime. Marinella sentenziò che potevo fidarmi di lei, che oggigiorno certe situazioni vanno tanto. Ero scettica ma lei mi raccontò una torbida storiella in cui il cugino era andato a letto con due suoi amici Quel raccontò mi turbò, ispirandomi nel contempo. Ci baciammo. Lei finì per palparmi vigorosamente il seno da dietro dispensando apprezzamenti. Ovviamente non sono di legno e mi lasciai coinvolgere, pur avendo un diverso orientamento sessuale rispetto al suo. Pian piano, ci spogliammo, e lei mi chiese di leccargliela. Presa dalla curiosità, assecondai la richiesta. Trovai strano il sapore della fica ma l'eccitazione mi stimolò a leccargliela. Ci ritrovammo incredibilmente a 69! Io stavo sopra, lei sotto. Naturalmente, provammo piacere reciproco, in quel modo. Poi, lei si incollò alla mia fregna, regalandomi godimento a senso unico e mollò solo dopo avermi portata all'orgasmo. Compiaciuta, si vantò per avermi sedotta. Ammisi di aver goduto parecchio ma di essere, al tempo stesso, confusa. Lei, quasi a volermi convertire a tutti i costi, mi diede un'altra leccata, affermando che così mi sarei convinta meglio a cambiare sponda. A quel punto, dentro di me, scattò un meccanismo strano, perverso. Le chiesi se volesse essere ricambiata a dovere. Il suo viso si illuminò. Non si aspettava tanta grazia. Ma il mio atteggiamento non palesò semplice generosità. Un pò maliziosamente, pensai, tra virgolette, di punirla. L'esperienza non mi era dispiaciuta, in fin dei conti, ma un pochino volevo fargliela pagare per aver nascosto le sue pulsioni così a lungo, tirandole fuori all'improvviso cogliendomi di sorpresa. D'istinto, tirai fuori il fedele dildo dalla borsa e, da gran monella, puntai direttamente il buco del suo culo. Marinella non si aspettava affatto tanta intraprendenza. La mia mano decisa le spanò il culo facendola sbrodolare di piacere. A un tratto, però, mi fermai e spiegai che, se voleva continuare a godere, doveva cavarsela da sola. Eccitata più che mai, Marinella, messa a pecorina, si sparò l'oggetto dentro l'ano per conto proprio, mentre io la accompagnavo accarezzandole le natiche per garantirle un contatto tra di noi. Mi piaceva vederla godere come una troia, lo ammetto e restai soddisfatta quando giunse splendidamente all'orgasmo intenso. Le regalai il dildo spiegandole che le avrebbe fatto comodo, dal momento che non mi avrebbe trovata disponibile per una seconda esperienza, anche se, lei, ovviamente, ci spera sempre. Quando ci rivestimmo, mi mostrò concretamente le gesta del cugino attraverso le immagini, dal momento che teneva un video riguardante quella bollente vicenda.


mercoledì 3 settembre 2025

La madre perfetta

Mi chiamo Gianluca. Mio padre Alfio è un facoltoso uomo d'affari e pensa principalmente ad accumulare soldi. In ambito aziendale, grazie alla sua posizione di potere, riesce agevolmente a pomparsi segretarie e impiegate sexy 20enni, speranzose di tenere il lavoro. In compenso, lascia condurre a me, e a mia madre Lucia, una vita agiata con tutti i comfort e le comodità annesse e connesse (io posseggo ogni sorta di ritrovati tecnologici, anche quelli dai costi più elevati, nonché scarpe e vestiti all'ultimo grido e Lucia, d'altra parte, si reca spessissimo da parrucchieri ed estetisti d'elite, oltre a comprare tonnellate di scarpe e borse d'ogni genere, così, giusto per dire). Certamente, lei non ha mai fatto i salti di gioia per le "scappatelle" reiterate di papà. Ho spesso cercato di stemperare la gravità dei tradimenti, consolandola affettuosamente e suggerendole di non prendersela troppo. Alfio era comnvinto che fossi gay, dal momento che trascorro svariate ore in camera a giocare alla playstation. Inoltre, loro non mi hanno mai visto in compagnia di ragazze. Quando Lucia riportò il pensiero di mio padre, non provai rabbia ma piuttosto la vidi come un'occasione imperdibile per approcciare con mia madre che, tra l'altro, è una bellissima donna mora. Lucia temeva la mia omosessualità, voleva vedermi sposato per cui tentò, con ogni mezzo, di scuotermi. In realtà, assecondai semplicemente la situazione. Un pomeriggio, a casa, in una sorta di strip improvvisato, me la mise letteralmente in faccia ed io finsi di non provare interesse per la patata. In quella circostanza mi rivelò di essersi masturbata con un cetriolo per l'astinenza sessuale e per il senso di frustrazione che provava all'interno del rapporto di coppia matrimoniale. Questo fuoco passionale che covava sarebbe stata la mia forza, la mia chiave speciale per aprire la serratura. Sapevo che ci sarebbe stata una seconda ghiotta occasione e non me la feci certo sfuggire di mano. Le situazioni benestanti comportano agi, come disporre della casa di campagna, dove io e lei ci recavamo, di tanto in tanto, specialmente quando mio padre non rincasava, impegnato ufficialmente con le trasferte lavorative e, ufficiosamente, a trombare giovincelle. Una volta giunti alla casa al Lago, ci rilassammo. Io pescai qualche pesce 🐟 nel lago attiguo alla casa, qualche trota, e lei l'arrostì sulla brace. Stavo sù di giri, dal momento che vestiva in modo assai provocante con tanto di minigonna, tacchi e calze autoreggenti. Quella volta accadde l'inverosimile: durante la cena, a base di pesce, patatine e birra, ci demmo un po' troppo dentro con l'alcol, raggiungendo la nota piacevole estasi da sbronza che scioglie totalmente i freni inibitori. In realtà, fu più lei a sbalarsi, io reggo meglio i drink forti. Le donne carenti di attenzioni da un lato, prima o poi, le reclamano inevitabilmente da qualche altra parte. Mia madre non fece eccezione. E' una donna attraente e la libidine può far bypassare, almeno temporaneamente, la consapevolezza dello "scomodo" e oggettivo rapporto di parentela. Dialogammo sul divano riguardo alla mia presunta omosessualità. Lei, sostanzialmente, affermò di essere disposta perfino a darla, se fosse servito a modificare il mio orientamento. Era proprio l'assist che attendevo! Allungò la mano sul jeans, tra le mie gambe, poi mi leccò il petto. Una parola tira l'altra e si ritrovò a spompinarmi meravigliosamente. Non mi sembrava vero ricevere le attenzioni della sua lingua e della bocca calda sul mio pene. Replicai leccandole prima lo splendido seno e poi la figa. Si sciolse di brutto e fu pronta per lasciarsi castigare. La infilzai a candela, di fianco e a pecora, stesso sul divano. Urlò di piacere e venne, prima che godessi a mia volta, schizzandole le magnifiche natiche di sborra copiosa e bollente. Quel weekend fu indimenticabile. Lei restò soddisfatta, non solo per la scopata. Era convinta di aver contribuito non poco a cambiare il mio orientamento ma non sa, e mai saprà, che non sono mai stato frocio e che ci ho marciato sopra, come si suol dire, per trombarla.  

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