Mi chiamo Gina. Se mi avessero predetto che un giorno sarei diventata l'amante di Simona la parrucchiera (una ragazza napoletana) mi sarei messa a ridere a crepapelle. Sono una giovane donna sposata. Con mio marito non sono mai andata d'accordo, due caratteri troppo diversi per trovare un'armonia decente. Vi chiederete giustamente: si, ma cosa c'entra la parrucchiera in tutto questo? Bhè, Simona è una delle impiegate dello store "Super Hair". Siccome mi trovavo bene chiedevo che fosse sempre lei a prendersi cura dei miei capelli. Tra shampo, messa in piega, tinte, colpi di sole e quant'altro, si chiacchierava e alla fine ci si confidava parecchio. Le raccontai della mia situazione matrimoniale poco felice, lei, d'altro canto, mi rivelò di preferire le donne agli uomini. In realtà Simona era sempre stata al posto suo, non aveva mai chiesto di vederci fuori dal locale, tuttavia mi diceva che avrei dovuto cercare una svolta alla mia stagnante vita matrimoniale. Più passava il tempo, più sentivo di potermi fidare di lei, tuttavia mi resi conto che non preferiva semplicemente le donne agli uomini ma piuttosto tendeva in un solo ed unico verso, il lesbo. Lo capì dalle sue idee piuttosto negative e radicali sui maschi. Era una lesbica con una certa classe in fin dei conti. In ogni caso la cosa non mi preoccupava affatto dato che infondo chiacchieravamo soltanto come fanno due buone amiche. Un giorno, sconsolata dai soliti problemi, andai al negozio per una semplice messa in piega. Entrai e mi sedetti ma non c'era nessuno. Rimasi lì in quella quiete a pensare un pò e sarei andata via dopo alcuni minuti. All'improvviso però comparve Simona vestita in modo decisamente sexy. Spiegò brevemente che il locale era chiuso al pubblico per manutenzione e che lei stava mettendo a posto certi prodotti negli scatoloni. Mi vide scocciata e le spiegai che il motivo era sempre il solito. Simona rispose che avrei dovuto reagire, naturalmente. In tutto questo mi era sfuggito di mente che eravamo sole, cosa che non era mai capitata prima di quella volta. Avrei dovuto immaginare che Simona ci avrebbe provato. E infatti non tardò a posare le sue mani sulle mie tette! Mi sembrò tutto surreale, ancor di più quando, poco dopo, si tolse rapidamente le mutandine e cominciò a pisciare senza ritegno sul mio vestito fino a inondarlo di piscio! Si trattò di una schifezza senza precedenti anche se quel calore dell'urina avvolse tutto il mio corpo in un brivido di insano, torbido piacere. Simona non si fermò certo lì! Dopo avermi spogliata fulmineamente iniziò a leccarmi la fica. Andai proprio in estasi, lo ammetto. Simona mi incitò al massimo relax, mi pregò di urinare ed io, mezza eccitata, mezza sconvolta, lo feci. Ne feci un bel pò e lei la prese tutta in bocca, poi, irriverente, me la sputò addosso. "Che troia disinibita!", pensai. Quella porca si era messa pure le autoreggenti nere. Si girò a pecorina offrendomi la passera ed io, in preda alla libidine, la leccai. Cominciò a sfoggiare parole nel suo dialetto, cosa che adoro e che mi manda fuori di testa dall'eccitazione. Infoiata proseguì: misi due dita dentro la sua vagina procurandole immenso piacere. Dalla borsetta tirai fuori l'amato dildo (quello che usavo per consolarmi dopo i frequenti litigi con mio marito) e lo infilai nella passera di Simona che apprezzò il gesto al punto da venire paurosamente. Rianimatasi dall'orgasmo pisciò copiosamente nella mia bocca insultandomi in dialetto. Gradì la porcata così tanto da venire intensamente a mia volta. Volli però essere io a scrivere l'ultima parola su quel delizioso siparietto lesbo e così mi alzai in piedi e, mentre lei se ne stava seduta a terra, riempì la sua bocca e il suo corpo di piscio. A quel punto eravamo entrambe zuppe di urina e l'odore intenso del piscio di due persone si sentiva forte in tutto il locale. Le palpai le tette e stemmo un pò lì a coccolarci paghe di quelle gran porcate. Poi, una volta ricomposte, l'aiutai a lavare il pavimento con la candeggina per eliminare ogni traccia dell'accaduto. Da allora divenimmo amanti inseparabili lesbicando puntualmente a casa sua all'insaputa di tutti.
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